“…Hai vissuto con me intere pagine…

Della tua, della mia vita, in una fusione continua, mentre davi a me le tue paure o i tuoi desideri, o scegliendo me come simbolo di qualcosa che avevi perduto, forse…So che tutto questo ti sembrerà strano ma è solo un invito a guardarti indietro. Per andare avanti. Mi hai fatto conoscere realtà così diverse.

Poi, dopo due anni vissuti insieme, mi hai abbandonato, fra quelle carte immobili, apparentemente. Finché non mi hai portato qui, nella tua borsa…”

“Interessante, mi piace! Sta riuscendo bene, mi pare – commentò Katia, pronta ad uscire, richiudendo il manoscritto sul suo tavolo – lo continuerò più tardi.”

Si sedette stanca sulla sedia di paglia, in quel suo giardino pieno di sole, e osservò i cento fogli sparsi sul tavolo: da un mese non faceva altro che dedicarsi a quel suo nuovo romanzo, e pareva non darle tregua. Non si trattava, infatti, semplicemente di raccontare una storia, bensì di rivivere un percorso che aveva saputo cambiarla.

Guardò sorridendo un vecchio foglio di pergamena lasciato sulla sedia al suo fianco, e poi, presa la penna, si accomodò sulla sedia a dondolo, con alcune carte fra le mani. Socchiuse gli occhi, per pochi istanti, respirò a fondo, quindi sorrise, colma di soddisfazione. Era arrivato il momento.

Era finalmente pronta a ripercorrere il suo viaggio.

PAROLE NELL’ARIA

L’alba abbracciava ancora l’orizzonte quando lei uscì di casa, quel mattino, per raggiungere frettolosamente l’auto, parcheggiata poco lontana. Uno zaino sulle spalle, il suo fedele marsupio sui fianchi e le sue gambe, come protagonisti della nuova avventura.

Si era presa un periodo di vacanza ed aveva deciso di partire, per un luogo non distante, ma che comunque l’avrebbe tenuta lontana dal suo quotidiano . A quell’ora le strade erano deserte e, bagnate per il forte temporale della notte precedente, parevano trasmettere una tensione raccolta nel tempo, mentre alcuni lampioni si accendevano ancora, a intermittenza, colorando di una nuova allegria le pozzanghere seminate sul tragitto.

Guidò per un paio d’ore, nell’assoluto silenzio, con uno strano sorriso sulle labbra: era da tempo che programmava quella vacanza ma ogni volta le pressioni del marito, o il lavoro, l’avevano fatta rimandare, accrescendo così in lei rabbia e paure raccolte negli anni.

Secondo le indicazioni ricevute dall’agenzia, la casa che aveva scelto per il suo soggiorno non doveva essere molto distante: avevano parlato di strada asfaltata, ma già da qualche chilometro aveva dovuto abbandonare la sua piccola utilitaria e avanzare a piedi, e certo la cosa non l’aveva entusiasmata molto.

In realtà era la prima volta che firmava un contratto senza prima vedere il prodotto, ma aveva così voglia di andarsene da tutto che aveva accettato a scatola chiusa, trovando quella proposta piuttosto adeguata alle sue esigenze, almeno nell’offerta.

L’unica cosa essenziale, in fondo, fra quei sentieri, era la sua fedele bussola.

Sì, la sua bussola, comprata per l’occasione un anno prima.

Iniziò a rovistare nello zaino, certa di averla messa in una delle tasche laterali: c’erano i suoi racconti, scritti qualche tempo prima, un grazioso braccialetto, delle scarpe di scorta, addirittura una spazzola, qualche vestito e il suo cellulare. C’era pure una sciarpa, sì bell’idea, non ricordava neppure di avercela messa, ma della bussola proprio nessuna traccia. Qualcuno doveva aver messo le mani fra le sue cose. Ma chi?

L’unico che poteva aver trovato lo zaino era suo marito Davide, quel gagliardo soggetto che aveva reso la sua vita un punto di domanda.

Eccezionale, ci stava riuscendo ancora, nonostante l’assenza!

Ormai era tardi per tornare indietro: il cellulare però, a ben riflettere, poteva essere una soluzione!

Lo afferrò con impazienza per rendersi conto che, ovviamente, non aveva campo di ricezione; cercò di consolarsi valutando che in fondo non era una gran perdita. Non aveva un gran senso infatti, chiedere a lui se gliela portava dopo aver avuto così bene a cuore di togliergliela.

Già se lo immaginava fra le risate, pensando a lei, persa fra i boschi. Proprio lui che aveva detto:

”Vai pure tesoro, penserò io a tutto in tua assenza. Se hai bisogno, basta chiamarmi, verrò da te in un lampo. Sarai sempre nei miei pensieri.” Certamente avrebbe pensato lui a tutto, era esattamente quello il motivo per cui aveva sempre rimandato la sua partenza, e già tremava pensando a cosa avrebbe potuto trovare al suo ritorno.

Stava per riordinare le cose quando si accorse di una pergamena, mezza bruciacchiata, vicino allo zaino, sull’erba. Incuriosita lo raccolse e lesse:

“Il pensiero è vita, i sogni realtà, se questa pagina letta sarà. Non gettare il foglio, questo è forse un tuo nuovo inizio, mio nuovo compagno di viaggio. Ogni cosa è ora, molto distante dalla sua fine. Benvenuto nel tuo fuori programma.”

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